AGGIORNAMENTO DEL 07/04/2022
REGISTRAZIONE “LEZIONI D’EUROPA 06/04/2022”
a breve il video dell’evento
Programma dell’evento:
10:00 – Accoglienza
Claudia Salvi, Coordinatrice Centro Europe Direct Roma Innovazione, Formez PA
10:10 – Introduzione della lezione
Daniele Pasquinucci, Università di Siena
10:20 – Intervengono:
Matteo Fornara, autore del libro “Il genio e la tigre. Balkani, Feronikeli e altre storie”
David Carretta, corrispondente da Bruxelles per Radio radicale e giornalista del “Foglio”
11:15 – 11:30 – Domande e chiusura lavori
Termine iscrizioni:
Mercoledì 06 Aprile 2022 ore 23:00
ISCRIVITI
“I Balcani producono più storia di quanta ne possano digerire”. L’aforisma di Winston Churchill illustra efficacemente quanto sia stata – e sia tuttora – importante questa parte d’Europa. La lezione che qui presentiamo prenderà in considerazione il versante occidentale dei Balcani (Albania, Bosnia-Erzegovina, Kosovo, Macedonia del nord, Montenegro e Serbia), uno dei tasselli che ancora mancano al mosaico dell’Unione europea. Il processo di allargamento a quella zona è particolarmente complesso (anche se andrebbe ricordato che, generalmente, gli allargamenti dell’UE sono sempre stati lunghi e complicati). Nel corso dell’anno passato, il dossier è rimasto pressoché inalterato; anzi, le prospettive di ingresso di quei paesi nell’Unione sono forse peggiorate. Al momento, solo Serbia e Montenegro hanno aperto i negoziati con la Commissione europea. In questo contesto, l’Unione europea assiste con preoccupazione alla crisi istituzionale in corso in Bosnia-Erzegovina (scossa dai progetti secessionistici del serbo-bosniaco Milorad Dodik), al crescente disincanto verso l’UE che attraversa Tirana e Skopje e alle difficoltà nei tradizionalmente difficili rapporti tra Serbia e Kosovo. Questi temi saranno affrontati da una duplice prospettiva: quella politico-istituzionale, con particolare attenzione al punto di vista dell’Unione europea, e quello che mira a offrire un quadro della società balcanica-occidentale, ancora percorsa dai ricordi dei sanguinosi conflitti degli anni Novanta e agitata da tensioni generate dal contrasto tra apparentemente non sradicabili pulsioni nazionaliste, che si nutrono di interpretazioni fuorvianti del passato, e una società civile che guarda con speranza all’occidente europeo mentre osserva con timore la crescente penetrazione (economica ma non solo) della Cina e della Russia in quell’area.